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la mano tagliata. 71

tite a carte e le cene, egli aveva il suo spirito preso da quella ignota mano. Prima di escire, l’aveva chiusa, di nuovo, ma senza ricostituirne i cardini infranti: poi aveva collocato il cofano nel suo più saldo baule inglese, quello che chiudeva con una triplice serratura dove metteva i suoi valori e i suoi gioielli. Degli armadi e dei cassetti dell’albergo, non si fidava. Si annoiava, persino, che il suo appartamentino restasse aperto nella sua assenza. Vagamente, così, gli pareva di possedere qualche cosa di molto prezioso e che qualcuno desiderasse ardentemente di toglierglielo, come egli ardentemente desiderava che restasse in suo potere. Due o tre volte, trovandosi in qualche posto lontano dall’albergo, aveva avuto il presentimento che la bella mano ingemmata e troncata, gli fosse stata rapita: ed era tornato a precipizio all’albergo, entrando con una certa ansietà in camera sua. Il suo baule era sempre là, serrato: egli, cautamente, lo riapriva e vedeva la scatola nel primo compartimento. Richiudeva; andava via, sollevato. Anzi, per tranquillizzarsi un poco, aveva detto al cameriere Francesco, le premier, di ritirare subito la chiave del proprio appartamentino, appena fosse stata fatta la pulizia, e di non dare questa chiave che a lui.

Egli aveva riveduto la bella Héliane Love, il giorno seguente. Costei, subito, gli aveva domandato della scatola. Senza turbarsi, egli aveva dichiarato di non averla aperta, lasciando cadere il discorso: e, consecutivamente, aveva detto ad Héliane di aver messo degli avvisi nei giornali, per rintracciare il proprietario; che se questo mezzo non gli riesciva, avrebbe consegnato alla questura il cofanetto, senza più pensarci.

— Senza aprirlo?

— Senza aprirlo.

— È una imprudenza.