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la mano tagliata. 57


— Che dici? Che ho detto? — gridò Mosè, uscendo dal suo delirio.

— Mia madre, mia madre? — ella chiese, come folle.

— Tua madre? Che vuoi sapere di tua madre? — e parve cadesse dalle nuvole.

— È morta, è viva, dove è, dove sta, conducimi da lei!

— Tua madre è seppellita in un piccolo cimitero di Germania, — disse, a voce bassa, Mosè Cabib.

— Perchè m’inganni, perchè?

— Non t’inganno.... ho io detto qualche cosa poc’anzi? Che ho detto?

— Nulla, nulla, — disse lei, diventata glaciale, a un tratto, sentendo che la verità le sfuggiva.

— Ero pazzo, Rachele, quando ho parlato. Queste scene dolorose mi fanno perdere la testa; ho farneticato.... ho parlato di paesi lontani, forse?

— Non so.... credo, — ella rispose, chiusa, diffidente.

— Ho nominato qualche paese?

— Non mi ricordo; non ci ho badato.

— Vaneggiavo.... ho parlato di ricchezze...?

— Forse.... non so bene.

— Non mi credere, quando sono in quello stato, Rachele. Che serata penosa! Figliuola mia, tentiamo calmarci.... io ti ho tormentata molto?

— Non importa....

— Sì, sì, perdonami.... ti amo troppo.... perdona al tuo vecchio padre. — Di nuovo, una debolezza lo assaliva. Egli aveva gli occhi pieni di lagrime.

— Non parliamo più, padre, — ella disse, crollando il capo. — La sera è avanzata: domani vi sarà il sole.

— Tu mi vuoi bene?

— Sì, padre.