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50 la mano tagliata.

na notte, signorina.... non ve ne prendete.... e le chiacchiere sono chiacchiere....

— Rosa!

— Eh! buona notte —

E acceso un cerino, passò in uno stanzino, dietro la cucina, dove aveva un lettuccio e una sedia. Mosè Cabib lasciò passare qualche minuto, per esser certo che quella non sarebbe tornata. Rachele aspettava, con aria rassegnata, quel discorso. In quel momento, la sua bellezza assumeva un fascino di malinconia che conquideva. Mosè Cabib la guardava e non poteva nascondersi di essere orgoglioso di quella sua creatura. A un tratto, un pensiero gli traversò la mente e disse, rompendo la pausa:

— Rachele, sai chi ho visto, questa sera?

— Chi?

— Una persona che ti spiace.

— Non parlatemene, allora, — diss’ella impallidendo, poichè aveva compreso.

— Debbo parlartene. Ho visto il Maestro.

— Oh Dio! — ella disse, nascondendosi la faccia fra le mani.

— Egli è qui: è qui di nuovo.

— Credevo che fosse partito per sempre.... — Egli parte sempre.... ritorna sempre.... egli è l’eterno viaggiatore.... e l’eterno reduce.... — pronunziò il vecchio, con voce misteriosa.

— Perchè ritorna? Che vuole? Se ne vada! — ella replicò, con voce cupa.

— Ha le sue ragioni. Niuno le conosce. Egli è il Maestro, Rachele: rispettalo.

— Non lo conosco: non rispetto che Dio e voi.

— Egli è più di me.

— Ma meno di Dio! — ella ribattè, fieramente.

— Rispettalo, rispettalo!

— Non so chi sia: non voglio saperlo! — replicò ancora, con la sua voce più dura.