Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/432

426 la mano tagliata.

dolore di vedere inutile anche la mia scienza e la mia influenza.

«Io ho cambiato paese, clima, ambiente, ho provato a lasciar sola Maria per molto tempo, ho provato a non abbandonarla mai un minuto, ho tentato la persuasione e la forza, mi sono gittato ai suoi piedi ed ho tentato di uccidermi: a nulla è servito! Nella vita ella mi si è ribellata sempre e, nel sonno ipnotico, ella è stata un essere passivo, muto, sino a quando non le ho chiesto qualche prova d’amore.

«Cento volte ho pensato di restituirla a suo marito ed a sua figlia, visto che era inutile trattenere carcerata una donna, com’io teneva lei, ma nell’ultimo momento non ho osato dividermi da lei. Un ultimo dolore narrerò qui, ed avrò finita l’iliade di un uomo che ebbe tutto nella vita di quanto fa felice gli altri uomini, e a cui mancò tutto, perchè mancò l’amore.

«Io avevo conservato delle relazioni di lettere con Mosè Cabib, a cui avevo scritto che Maria era morta in Germania e che io l’aveva sepolta nel piccolo cimitero di Dusseldorf. Egli, io credo, non prestò mai fede totalmente alla mia bugia, ma per rispetto a me non ebbe mai l’aria di dubitarne. Gli mandavo continuamente del denaro, giacchè egli era caduto in grande miseria e faceva l’antiquario a Roma, e continuamente ricevevo notizie della piccola Rachele, che cresceva in beltà ed in grazia, ma cresceva anche in superbia, come superba era stata sua madre.

«Quando rividi quella fanciulla, ella aveva sedici anni, ed era così rassomigliante a sua madre, così bella, così florida, che io fui preso da un folle ed inane desiderio di avere la figlia, poichè non avevo avuto la madre. Inane desiderio!

«Avevo quasi cinquant’anni ed ella ne aveva sedici; ero diventato più brutto e più storto di