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niente. Solo, un giovane studente tedesco, nel suo paese Jean Straube, era accolto meno male da lei; ma era cristiano e non dava quindi sospetto. Una ebrea può essere fedifraga al marito, non lo è mai con un uomo di un’altra religione. Questo io pensavo, allora. Presto dovetti accorgermi che.... è troppo odioso il dirlo, ora, e la penna mi cade dalle mani.

«Io ho conosciuto Maria Cabib, in una funzione religiosa della sinagoga di Mosca; ella era fra le donne in prima fila, e quando i miei occhi la scorsero per la prima volta, io sentii quel calore bruciante nel petto, che è presago delle grandi commozioni dei sensi e dello spirito. Mai una donna mi aveva fatto una simile impressione, e io ero stato con esse molto altiero, sentendo il loro ribrezzo e la loro paura. Per tutto il tempo della solennità religiosa io non cessai di guardarla. Ella non pregava. I suoi occhi distratti e assorbiti in un superbo pensiero, ora si chinavano a terra, restando immoti, ora si levavano al cielo. Era vestita sfarzosamente e carica di gioielli, le sue mani bianche, meravigliose, nude, scintillavano di anelli, i suoi polsi, sottili e rotondi, erano carichi di braccialetti. Pensai che per baciare quella mano, per mordere quel polso, io avrei data la mia scienza e la mia vita; e mi bruciò tale fiamma della sua persona che io pensai subito di essere un sacrilego. Ero pio, ancora, cioè mi vedevo così vicino al Signore d’Israele, da non dovere e non poter peccare nel suo tempio. Ma fui subito punito, giacchè la bellissima donna non mi gettò neppure uno sguardo, giacchè ella si unì a suo marito, uscendo dalla sinagoga, e non si voltò neanche a salutare colui che la vedeva passare tremando di emozione. Io conosceva Mosè Cabib e lo aveva salutato. Egli mi rispose, non lei; mi avvicinai, ella affrettò il passo e sparve insieme a Mosè, lasciandomi