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pei, e ch’io potei far dimenticare a’ cristiani dotti la mia turpe origine semita. Io guadagnava molto denaro, ma ne spendevo anche molto, per aiutare i miei fratelli poveri, acquistando così una popolarità segreta e profonda che mi ha aiutato in tutti i miei disegni.

«Fu allora anche che sposai una giovane galiziana che viveva a Pietroburgo, che io non amavo punto, e che mia madre volle per forza farmi sposare. Clara Meyer era bella, orfana e povera: aveva un carattere dolce e tenero, un temperamento timido e sensibile e una salute gracile di fiore delicato. Io le faceva, come a tutte quante le donne, ribrezzo e paura; ma poichè era abbandonata nel mondo, poichè si vedeva perduta in una lotta impari con le cose e con gli uomini, ella superò per un istante le sue ripugnanze e le sue paure, e mi sposò in preda a una malinconia mortale. Mia madre aveva voluto questo matrimonio, perchè nella sua preveggenza materna, temeva l’influenza del femminile su me e voleva sottrarmi alle seduzioni muliebri, mercè il matrimonio e forse i figli.

«Ma questa unione conservò un carattere di suprema tristezza; Clara Henner, mia moglie, non potè mai superare completamente la repulsione che io le ispirava e di nuovo ebbe paura di me, come di un mostro nel fisico e nel morale.

«Io, comprendendo questo ed essendo orgoglioso all’estremo, fui con Clara Henner marito freddissimo e disdegnoso. La lasciavo sola per lunghi intervalli; non dormivo nè nel suo letto, nè nella sua stanza; le tenevo nascosta la mia fortuna e non l’avevo iniziata a nessuno dei segreti della mia vita. Più volte la ipnotizzai, per strappare a lei delle parole d’amore e dei consensi che giammai, nello stato di veglia, ella mi avrebbe concesso; ma la sua salute era così fragile, che uscen-