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la mano tagliata. 381

al più presto o più tardi questa vendetta che avrei cercato quest’uomo dappertutto, che l’avrei trovato dovunque egli fosse, che lo avrei ucciso, come avevo detto.

«Giurai che, dopo aver baciato la sacra terra che copriva il corpo della mia Maria, sarei partito da Cowes, come il pellegrino della vendetta e che avrei dato il mio tempo, la mia salute, il mio denaro per la vendetta di quell’infame assassinio. Ripetei tre volte questo giuramento, innanzi alla salma dell’assassinata e mi consacrai alla morte di Marcus Henner.

«Così, fatto questo terribile giuramento, soddisfatta la esaltazione dell’ira con quella sacrosanta promessa, io potei abbandonarmi, per tre giorni, al mio dolore, e piangere tutte le mie lacrime su quella morta. Non volli che nessuno l’accostasse; la deposi io stesso nella bara, la baciai mille volte, Ranieri, prima di fare scorrere il coperchio di piombo nelle scanalature. Dopo un’ora, folle, frenetico, riaprii la cassa, volli rivederla ancora una volta; ella non era disfatta, ella si manteneva serena nella pace augusta della morte. Poi, io, col servo, con due altri uomini, la portai sino al carro e vi andai dietro e non la lasciai mai, mai, sino a che non fosse chiusa nella tomba, fino a che non avessi visto piantare attorno alla tomba, fiori senza fine, fiori belli come ne ha l’Inghilterra.

«Ma un ricordo di lei mi rimase: una delle sue lunghe trecce che, tante volte, per uno scherzo amoroso, ella aveva legato attorno al mio collo, dichiarandomi suo prigioniero. Io ne tagliai quella treccia che era una parte del mio tesoro e con essa dormii la notte dopo il seppellimento. Dormii? No: ero come un pazzo, chiamandola ancora, la mia Maria, sollevandomi sul letto piangendo, gridando, in una tale convulsione di dolore,