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374 la mano tagliata.

me la toglieva, così? Chi me la metteva in quello stato? E che era, dunque, questo ignoto e terribile male, per cui ella aveva perduto persino la sensibilità?

«Lentamente, però, i brividi che si erano allungati per tutto il suo corpo, si chetarono; le scosse nervose si vennero facendo meno forti, meno violente; tutti quei stiramenti che ne contorcevano il corpo, si vennero dileguando. Io la teneva fra le braccia e sentii, a poco a poco, mancare la volontà nervosa nelle sue membra e abbandonarsi al sonno. Sonno? Singolare sonno! Adesso ella riposava, col capo appoggiato al mio petto, col busto nelle mie braccia e il resto della persona abbandonato sul divano; ma quel sonno, veramente, non pareva il sonno semplice e schietto di una persona sana, ma un deliquio. Il polso di lei batteva debolmente sotto le mie dita; due o tre volte che io m’inchinai sul suo cuore, ivi lo udii battere molto fiocamente. Il respiro che le usciva dalle labbra schiuse era appena percettibile, e sebbene ella avesse sempre un respiro molto lieve, quello della sera fatale mi stupì e mi sgomentò. Anche la temperatura delle mani non era tiepida, come sempre: le mani erano un po’ fredde e, sollevate, ricadevano abbandonate, come morte. Io non aveva il coraggio neppure di chiamarla per nome, giacchè potevo ingannarmi sul suo stato e non volevo turbare il suo sonno se ella dormiva. Ma il suo, non pareva sonno, pareva un torpore, un letargo, pareva la morte!

«Entrò la cameriera — un’ora era passata — per dirmi che il servitore era ritornato da Cowes e che fra poco sarebbe giunto il medico, il quale era dietro a vestirsi, poichè era già coricato. Feci comprendere a quella donna, senza parlarle, che se veniva il dottore, lo facesse attendere in salone e che, intanto la signora andava meglio.