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la mano tagliata. | 335 |
— Dici la verità? — gridò lui — o vuoi tu ingannarmi per pietà?
— Non v’inganno, signore: Rachele non si era ancora monacata.
— Questo lo sapevo, — disse lui dolorosamente. — Mancavano quindici giorni nove giorni fa. Ora, ne mancano sei soltanto.
— Nossignore, nossignore, — disse lei, crollando il capo. — Ella non pronuncierà i voti fra sei giorni.
— Ma, come? non era fissato improrogabilmente il giorno? — disse lui, agitatissimo.
— Sì, era fissato, ma pare lo abbiano ritardato.
— Pare? non ne sei certa?
— Ne sono certa.
— Chi te lo ha detto? Rachele?
— Non me lo ha detto Rachele; io non l’ho vista.
— E chi te lo ha detto?
— Me lo ha detto la madre superiora.
— Hai veduto la badessa?
— Sì.
— Ti ha proprio detto, che la monacazione non si farà fra sei giorni?
— Sì, me lo ha proprio detto. Le avevo detto che volevo in quel giorno confessarmi e comunicarmi, per essere unita con Dio alla mia signorina, e che volevo assistere, se fosse possibile, alla messa di monacazione. Ella mi ha risposto: figliuola mia, devi aspettare un altro poco.
— E perchè? — chiese Ranieri Lambertini, il cui animo già si dilatava alla speranza.
— Una delle due novizie è morta.
— Ve ne erano due?
— Sì, vi era un’altra poveretta arrivata nel monastero delle sepolte vive poco tempo prima della cara mia signorina Rachele. Era ancora giovane questa infelice, ma era malata di cuore; la notte