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26 | la mano tagliata. |
— Nessun uomo è mai morto per un fantasma, — e rideva ancora, mentre le baciava le dita inguantate.
— Sarà.... Ma io non ci dormirei, con quella scatola in camera, questa notte!
— Come? Se volevi aprirla poco fa?
— Poco fa.... Ma dopo.... Questo tuo viaggiatore spettrale....
— Ti assicuro che era un fantasma, Héliane, — e rideva sempre.
— Non ridere tanto. Con quella scatola, in camera....
— Dovrei trovare qualche anima buona che mi ospitasse.... — e la sogguardò.
Ella chinò gli occhi, senza rispondere. Intanto erano arrivati al villino Love, in via Macao.
Roberto Alimena scese subito dal coupé e offrì il braccio a Héliane Love, per accompagnarla nel peristilio del suo villino, blandamente illuminato da una gran lampada opaca.
Egli si fermò sulla porta dell’anticamera a pianterreno, chiusa da una tenda di velluto rosso cupo a ricami di oro vecchio, un po’ simile alla tenda di una chiesa.
— Non vieni a prendere una tazza di tè? — ella gli disse, vagamente, senza insistenza, comprendendo che egli non voleva restare e che ella non doveva insistere.
— Se permetti, te la verrò a chiedere domani, — disse lui, evitando cortesemente il rifiuto aperto.
— Dalle due alle quattro: non esco mai prima.
— Sola?
— Sola.
— Sei un mostro di fedeltà, Héliane.
— Anche Fiorenzo Scotti lo pensa.
— Tant mieux: buona notte, cara. —
E se ne andava: ella lo richiamò: