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la mano tagliata. 271

cò un cappello di feltro sul capo, dandogli un aspetto ignobile, si arrotolò una cravatta sotto una camicia da notte.

— Vostra Signoria ha denaro?

— A Londra?

— No, in albergo.

— Sì, dieci o quindicimila lire. Il resto, dal mio banchiere, Golfus and Absalon.

— Questo denaro bisogna consegnarlo all’albergatore, Vostra Grazia, con una lettera.

— Che lettera?

— Non ricorda Vostra Signoria che giuochiamo una terribile partita? E se John ci tende un tranello? Se ci porta in un agguato?

— È vero, — disse Roberto Alimena, pensoso. — Ma per me, non m’importa.

— Neanche per me, Vostra Signoria. Per me morirò di morte violenta, un giorno o l’altro. Tre o quattro persone mi hanno promesso di uccidermi. Io me ne rido. Dick Leslie è filosofo, milord. Ma una lettera, ci vuole.

— Vale a dire?

— Scrivete in questa lettera che, non vedendovi tornare fra otto giorni, vuol dire che siete prigioniero, o ucciso; e che è Marcus Henner, il dottore gobbo, l’ipnotizzatore ebreo quello che vi tiene o che vi ha assassinato. Darete il suo indirizzo, domandando indagini e vendetta ai due tribunali, italiano e inglese.

— E se consegno questa lettera, l’albergatore non sospetterà, prima, subito?

— No, è inglese, è corretto e preciso. Gli direte: «Tenete questa lettera, se io non ritorno fra otto giorni, l’aprirete perchè contiene istruzioni e l’indirizzo dove dovete spedirmi il denaro.»

— E non sarà preso dalla curiosità?

— No. È inglese.

— Debbo tenere denaro, addosso?