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16 la mano tagliata.

liccia, a ogni evento. Ma l’albergo era tutto riscaldato coi caloriferi e trovò dappertutto la stessa temperatura eguale. A tavola, solo, domandò un giornale per vedere la lista degli spettacoli. Gayarre cantava la Favorita al Costanzi.

— Andrò, — disse.

Pure, non uscì immediatamente, dopo pranzo. Era stato preso da quella graziosa inerzia di chi ha ben pranzato, di chi ha caldo e di chi non ha preoccupazioni. Ma non aveva neppur sonno, perchè aveva dormito nel treno.

Così, pian piano, aprì il suo nécessaire da toilette, il bauletto dei suoi vestiti, il baule speciale fatto per le sue camicie. Egli era non solo accurato molto, ma raffinato per la sua persona e non si negava nessuna delle eleganze, nonchè delle comodità. Ogni sera, dovunque si trovasse, indossava la marsina, previa una minuziosa toilette della sua persona, la seconda o la terza della giornata. Solo per cavar fuori tutto quello che gli serviva, dalle spazzole alle bottiglie, dai cavastivali ai panciotti bianchi e neri, ci mise qualche tempo.

— Forse, farei bene a decidermi per un servo, — pensò fra sè, nella camera di cui aveva acceso tutte le candele.

Non si decideva mai, per comodità, perchè diceva che un servo, in viaggio, dà più noie che vantaggi, perchè le noie sembravano sempre troppo superiori. Ma ora, con tutta quella roba sparsa sul letto e sulle tavole, sentiva di aver bisogno di qualcuno. Fra le altre cose non trovava la scatola di pelle, con manico, dove metteva le sue cravatte: ancora una scatola speciale.

La cercò, un poco, fra le valigie semiaperte e i sacchi. Egli era in veste da camera, una abitudine un po’ borghese, ma così comoda. Cercò meglio e la trovò, questa scatola, nella stanza da toilette, sovra un grosso baule. Ma ne vide un’altra, vicino.