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la mano tagliata. 207


— E che avvenne? —

Suora Grazia tacque un pochino, abbassando il capo sul petto.

Il più penoso che dovesse dire, era proprio quello, il racconto della notte fatale in cui era fuggita dalla casa del vicolo del Pianto ed era andata dal conte Ranieri Lambertini, giù, al portone, come una poverella.

— In quella notte, madre mia, ho sofferto quanto umanamente si può soffrire, credetelo, per quanto noi amiamo la Vergine!

— Dove andaste?

— A casa di lui.

— Così, tutta sola?

— Con Rosa. Del resto, avevo una fiducia assoluta in lui. Doveva sposarmi, perchè mi amava, perchè lo amava. E poi, madre.... quell’uomo.... quel mio persecutore.... mi faceva troppo spavento!

— Ebbene?

— Ebbene, egli non vi era.

— Dio mio, quale sgomento!

— Restammo mezz’ora, fuori quella porta, a notte alta, quasi all’alba, esposte alle curiosità malevoli di chiunque passasse!

— E poi?

— Poi, ci aprirono: il portiere ci disse che non vi era.

— Ve ne andaste?

— Dove andare? Da chi? Come? Restammo, con Rosa, aspettandolo.

— E non venne?

— No. Non venne.

— Era partito?

— In quella notte era stato ferito mortalmente.

— In quella? ... Che cosa terribile!

— Terribile, terribile, madre mia.

— Povera fanciulla!