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206 | la mano tagliata. |
— Mia figlia, mia figlia, calmatevi, non parlate così. Avete bisogno di sfogare, ma non vi abbandonate alla passione, vi dovrei punire.
— Quell’uomo mi ha ingannata, madre. Dio gli perdoni! Io.... non posso.
— Perdonerete, perdonerete. Vi aveva fatto dei giuramenti?
— Sì, sacri, innanzi a Dio e alla Madonna. Doveva sposarmi, quantunque fosse cristiano, nobile e ricco.... — Troppa lontananza, figliuola mia. E gli metteste fede?
— Completa. Mi fu fedele, un anno.
— E poi?
— Mi tradì. Fu trovato mortalmente ferito sulla soglia della casa di una sua amante.
— Ed è morto?
— No, non è morto.
— Non lo avete riveduto?
— No. Avrei dovuto ricercarlo in casa di lei; colà era stato ricoverato.
— Chi lo aveva ferito?
— Un suo intimo amico, ma suo rivale, il conte Roberto Alimena.
— E costui?
— Fu incarcerato. Pendeva il processo, quando sono entrata qui.
— Che cose orribili!
— Atroci, madre mia. Oh, che giorno fu quello, per me! Ero fuggita di casa mia, con Rosa, sole, di notte, esposte a mille rischi.... per le vie di Roma.... come due pazze.... come due avventuriere....
— Avete potuto fare questo?
— Quell’uomo mi perseguitava.... dovevo fuggire.... ero perduta....
— Oh, povera figliuola!
— La più misera di tutte le creature umane, mia madre.