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la mano tagliata. 141


Un’altra persona passò presso loro, con una canna sulla spalla: era il lumaio che andava spegnendo gli ultimi lampioni a gas.

— Buon uomo, andiamo bene, per san Nicola da Tolentino? — chiese Rosa.

Costui le squadrò, curiosamente.

— Siete lontane, — rispose. — Andate sole, a quest’ora, — soggiunse, con sospetto.

— Ci ho una mia figliuola, in parto, — disse subito Rosa — e corro da lei, con quest’altra figliuola. In che via siamo? Il buio non mi fa capire più nulla.

— Ora, siete in via del Clementino; andate diritto sempre e vi troverete a via Fontanelle di Borghese; di là, per via Condotti e piazza di Spagna, sarete al Tritone e a san Nicola.

— È lunga, — disse Rosa. — Non ci accompagnereste, un poco? Vi regaleremmo qualche cosa.

— Care donne mie, è impossibile. Debbo spengere verso Campo Marzio, la Minerva e piazza Navona. Camminate presto e verso quelle vie troverete qualche guardia. —

Esse seguirono il consiglio. L’aver parlato con un essere umano, le aveva rincorate. Attraversata piazzetta Borghese, ora avevano infilata via Fontanelle. Colà, incontrarono due carabinieri che andavano a passo eguale.

— Meno male! — mormorò Rosa, mentre Rachele Cabib abbassava la testa, per non farsi scorgere.

I loro passi risuonavano, nella notte. Delle persone che venivano dal Corso, due uomini le sfiorarono e si fermarono un poco, guardandole. Le due donne, tutte tremanti, si misero a correre anche di più.

— Dio mio, Dio mio! — esclamava a voce bassa Rachele, che si sentiva piegare le ginocchia.

Ella, invero, non dava più un sol pensiero alla