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la mano tagliata. 115

bianchi, e con la mano destra lanciò un fiore a Roberto, guardandolo. Subito, l’omino si era levato di scatto e gittandosi su lei, afferrandola pel braccio destro, l’aveva violentemente fatta sedere di nuovo.

Mentre Roberto Alimena, commosso all’estremo, raccoglieva il fiore che la donna bianca sconosciuta gli aveva lanciato con tanta grazia, un’orchidea dal disegno e dal colorito bizzarro, dal profumo inebbriante, Ranieri Lambertini aveva gridato:

— Per Dio! È una donna con un sol braccio!

— Che dici! un sol braccio! come lo hai visto? — urlò Roberto, allibito, dando del tu al suo novello amico, nella confusione.

— L’ho visto, come vedo te, — esclamò Ranieri, esaltato anche lui — quella donna ha gli occhi di Rachele e un braccio monco!

— Luigi seguite rapidamente quella carrozza, — gridò Héliane al suo cocchiere.

Difatti la vettura dell’omino e della donna bianca aveva preso un trotto abbastanza rapido per piazza Venezia e per la salita di via Nazionale. Le strade si sfollavano, oramai, perchè la gente andava a pranzo e le carrozze potevano correre. Pareva che gli sconosciuti volessero sottrarsi alla persecuzione della carrozza di Héliane; essi avevano dovuto dare l’ordine di correre al loro cocchiere, giacchè egli guadagnava sempre più terreno. Muti, ansiosi, i due gentiluomini ed Héliane s’irritavano di una quantità di piccoli ostacoli, che si frapponevano al loro equipaggio. Due volte la loro carrozza fu sviata nelle rotaie del tram: una volta un carrettino si mise di traverso. Pareva che il caso favorisse la fuga dei due sconosciuti.

— Ci sfugge, — diceva sordamente Ranieri Lambertini.

— Non può essere, non deve essere! — esclamava Roberto Alimena.