Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
La Conquista di Roma | 77 |
davano con gli occhi assorti la Regina, a discernerne la emozione.
Poi il giuramento cominciò. Il vecchio Depretis si era avanzato un poco e aveva letta la formola per i senatori e i deputati, scandendo le parole come se avesse voluto farle imprimere nella mente di coloro che ascoltavano. La massa dei deputati e dei senatori si profilava nera e bianca, dall’alto in basso dei settori: massa di teste energiche e di teste miserabili, di occhi scintillanti e di sguardi di pesce morto, di crani calvi e lucidi e di criniere forti, leonine, massa raggruppata al primo banco, in un semicerchio amplissimo: e sembrava che fosse financo troppo angusto quello spazio per la forza erompente di quelle volontà e di quei cervelli.
Il Re squadrava la rappresentanza nazionale; frattanto, il primo senatore, il duca di Genova, giurò, marinarescamente, con una voce vibrata, con un gesto energico: lo applaudirono. Poi giurarono otto nuovi senatori: e un movimento vi fu solo al giuramento di fedeltà del grande latinista piemontese, un clericale. Quello che interessava era il giuramento dei deputati. Depretis ne diceva il nome e il cognome, e aspettava un momentino;