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La Conquista di Roma 75

Regina e cugino del Re, prese posto, a sinistra: e nell’emiciclo, a destra il gruppo dei ministri; a sinistra la Casa reale.

Nel silenzio universale, si elevò la voce un po’ rauca del re: e certo, molti, fra quegli uomini politici dovettero trasalire, ricordando, in quella assemblea stessa, un’altra voce, un po’ velata, un po’ stridula, la voce fatta per comandare nelle battaglie e che pronunziava le leali parole, con cui egli suggellava il patto nazionale. E tutte le facce dei deputati si erano subitaneamente impensierite, rimanevano immote, con gli occhi fissi in quello del Re: tutto il pubblico femminile taceva, come colpito da un improvviso senso di rispetto. Nel silenzio profondo, in quella immobilità di tutta una folla, si udiva perfino il respiro del Re, fra una frase e un’altra di quel messaggio reale; e la voce in cui pareva vibrasse quella paterna, aveva certi scoppi improvvisi, certi rilievi bizzarri d’intonazione. La Regina, dalla tribuna diplomatica, ascoltava, intensamente, senza sorridere, col bel viso piegato e concentrato nella attenzione: le dame ascoltavano, senza batter palpebra; la tribuna degli ambasciatori, tutta, avea l’aria sorridente di chi già sa; le tribune del pub-