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70 La Conquista di Roma


La folla che popolava l’aula e le tribune e i corridoietti e tutto lo spazio dove un uomo può stare, era allegra, con una piccola cima di esaltazione nervosa, un principio di ubbriachezza. Molte di quelle persone non avevano mai visto il Parlamento e fingevano di non guardare intorno, ma in realtà quell’ambiente le esaltava. Pure nulla di gaio aveva l’aula: e conservava il suo aspetto solito. Avevano certo lavato i cristalli del lucernario, ma la luce di quella mattinata bionda vi filtrava malinconica, vi si attenuava, come la luce fredda, biancastra e umida che passa attraverso un acquario; e le pareti color legno, coi fregi di un azzurro cupo, erano fatte apposta per non riflettere nulla, per estinguere ogni allegrezza luminosa: quella tinta volgare assorbiva e smorzava tutte le altre, avvolgeva tutti i colori in una gradazione scialba e monotona.

Così avveniva, affacciandosi da una tribuna, quel tale fenomeno ottico, che è la prima delusione di chi visita il Parlamento italiano: tutte le facce avevano un uguale colorito, si assomigliavano, non si potevano riconoscere le persone: era un insieme monotono, senza disegno, sen-