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La Conquista di Roma 463

la necessaria rovina che porta con sè ogni amore onesto, ma illecito: ma che gliene importava? Avrebbe pagato, forse, quando avrebbe potuto, in un tempo vago: o se no, la rovina, tanto peggio, nulla poteva più commuoverlo, tutto era inutile, tutto. Non aveva voluto neppur rivedere il quartierino di Piazza di Spagna, tutto profumato e caldo ancora della presenza di Angelica, non aveva voluto baciare il posto ove ella si era seduta: le memorie doveano inabissarsi nel passato, le testimonianze del passato dovevano perire. Non aveva neppure voluto fare un giro per Roma, per la città prediletta, per la città dei suoi sogni, che lasciava fra due ore.

Nulla serviva più a nulla: tutto era inutile, tutto.

Giacchè tutto era finito, meglio sprofondarsi sul gramo tettuccio del quartierino mobigliato, fra il sudiciume e i cattivi odori; meglio non vedere, non sentire più nulla, poichè tutto era finito. E certo era un sonnambulo colui che andava su e giù, nello stanzone della stazione, avendo preso un biglietto di seconda classe per un paesello ignoto della Basilicata, poichè non gli bastavano i quattrini a comperarne uno di