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42 | La Conquista di Roma |
vista del portone: egli salì in quella carrozza con un atto decisivo.
«Dove comanda?» chiese il cocchiere a quel passeggiero distratto, che non gli dava l’indirizzo.
«A... san Pietro... sì, portami a San Pietro,» rispose Francesco Sangiorgio.
Il tragitto fu lungo: le tre vie consecutive, Fontanella di Borghese, Monte Brianzo, Tordinona, erano ingombre di veicoli e di pedoni, strettissime, contorte, con quelle nere botteghe di ferravecchi, di cartoleria, tutte sporche e polverose, con quei portoncini angusti, con quegli angiporti paurosi. A Castel Sant’Angelo si respirava; ma sul torbido e quasi immobile fiume giallastro, era una fittezza di casupole brune, di casamenti bigi, dalle mille piccole finestre, dalle chiazze di verde umido, sulle facciate, come se una schifosa lebbra li deturpasse, dalle fondamenta nerastre di ruggine, che l’acqua bassa lasciava scoperte: quel gomito di fiume, verso Trastevere, era ignobile, In Via Borgo la quiete profonda clericale cominciava, coi palazzi bigiognoli silenziosi, con le botteghe di oggetti sacri, statuette, immagini oleografie, rosari, crocifissi, su cui era pomposamente messa la leggenda: Oggetti di arte.