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444 La Conquista di Roma


Poi venivano: tutta la parte femminile della politica, le visite fatte e ricevute, le commissioni di patronato, le associazioni di carità, i concerti di beneficenza, i ricevimenti diplomatici, le inaugurazioni, le conferenze, le premiazioni, tutta questa roba noiosa, lunga, senza causa, esteriore, vernice lucidissima sopra il cartone, ossequio fatto a Sua Eccellenza, nulla per sè, nulla per lo spirito: ella odiava tutto questo; oh, come sarebbe stata felice di essere la moglie di un uomo tranquillo, intelligente, che la febbre della politica non divorasse, a cui il potere sembrasse una ignobile burletta, a cui l’esser ministro paresse quello che è, il passaggio da giudice a imputato, il banco dei colpevoli!

«Moglie vostra, Sangiorgio,» soggiunse.

«Oh Angelica!...» disse lui con un accento singolare.

Ma ella non intese nulla. Gli rivelava tutta la sua vita, gli diceva tutto. Sangiorgio la conosceva: ma ella non conosceva Sangiorgio.

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E un mutamento avveniva in ambedue. Angelica si assuefaceva oramai a queste visite, essa veniva spesso, disinvolta, come se capitasse a