Pagina:Serao - La conquista di Roma.djvu/446

442 La Conquista di Roma


Ella osservò, sorridendo, che egli non scriveva mai dunque? No, non scriveva mai, amava soltanto: e Angelica, sempre sorridendo, gli fece cenno di tacere, non voleva udir parlare di questo, non sarebbe più tornata, se continuava.

E le adorabili, provocatrici confidenze continuavano: alle undici e mezzo don Silvio e donna Angelica si ritrovavano per la colazione.

Ella aveva sempre molta fame, la mattina; come tutte le persone sane e giovani ella avrebbe amato di stare con un essere giovane e allegro come lei, chiacchierando, ridendo, in quell’ora lieta del giorno: ma don Silvio era sempre livido, in quell’ora, di collera o di noia mattutina, non aveva mai fame, la febbre della politica gli rodeva il fegato e lo stomaco, e sempre leggeva giornali, lettere, scriveva a tavola, come nel suo salone di palazzo Braschi, come alla Camera, come dappertutto.

Oh, ella preferiva alla compagnia di quel magro, vecchio, ostinato divoratore di giornali, di lettere, di telegrammi, che lasciava raffreddare sul piatto la sua costoletta, che dimenticava di mangiare le frutta, nel primo accesso giornaliero del suo morbo, ella preferiva la solitudine, col