Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
La Conquista di Roma | 441 |
la lunghezza: ella disse di no, semplicemente, non avrebbe mai avuto tempo di riacconciarseli, ci voleva un’ora. Egli la pregò di nuovo, invano: glielo promise per un altro giorno, quando avesse avuto più tempo da restare.
Dopo l’acconciatura, donn’Angelica passava un paio d’ore nel suo salottino, accanto alla sua stanza, leggendo, suonando, scrivendo, sempre sola.
Ella rispondeva alle sue amiche di lassù, alle persone che le dirigevano delle suppliche, alle raccomandazioni: ella scriveva rapidamente, sempre sulla carta bianca, senza emblemi, senza motto, senza cifra: tutto questo, che le altre donne prediligevano, le sembrava una chincaglieria, una volgarità.
Egli la pregò, un giorno, di scrivergli qualche cosa sopra una carta, un rigo solo; non aveva mai avuta una parola scritta da lei: ed ella lo avrebbe fatto, forse, ma Sangiorgio girò inutilmente pel quartierino, non trovò nè un calamaio, nè una penna, nè un foglio di carta, — in quella casa destinata all’amore, logicamente, mancavano le cose destinate allo studio, agli affari, a tutto quello che non è l’amore.
Serao — La Conquista di Roma | 28 |