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La Conquista di Roma 37

una spazzola, tutta la fisonomia energica di Francesco Sangiorgio, indicavano un carattere già formato, incapace di subire influenze, su cui non avrebbe avuto presa il misticismo sociale. Sicchè Lamarca, il deputato socialista, riabbassava il capo a scrivere.

L’onorevole Sangiorgio saliva al terzo piano, alla biblioteca. Nel corridoio chiarissimo che ha le sue finestre proprio sul lucernario dell’aula, due o tre impiegati, innanzi agli alti leggii di legno, scrivevano in certi libroni, un catalogo generale delle opere che si conservavano in biblioteca, e il loro lavoro era continuo, incessante: essi scrivevano senza far rumore, senza parlare. Un deputatino, già calvo, col naso rosso, era sempre innanzi a un leggio e sfogliava, sfogliava, in uno di quei libroni, come se cercasse una opera introvabile: piccolino, ritto sopra uno sgabello per arrivare all’altezza del leggio, con un par d’occhi miopi che gli facevano mettere il naso sulla carta per leggere, pareva sempre che dovesse scomparire dentro il librone e restarvi schiacciato, come un segnacarte. Nella fuga delle stanze, tutte piene di libri, l’onorevole Sangiorgio non trovava alcuno: i tavolini coperti di carta, di pen-