fiori senza foglie, carnali in tutta la loro efflorescenza? E quell’ammasso di cuscini sanguigni e delicatamente rosati, non erano forse un invito troppo manifesto al riposo, al perfido riposo, che è l’abbandono dell’anima? La stanza da letto gli pareva bella per la sua severità: ma giammai la pura signora sarebbe entrata lì dentro. Egli era soddisfatto e turbato: aveva chiesto all’artista un quartierino destinato all’amore, e costui glielo aveva fatto. Ora quell’ambiente chiuso, sacro, quei profumi floreali ed esotici gli sconvolgevano il suo ideale: o piuttosto facevano sorgere in lui un nuovo ideale, più vivo, più umano.
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Qui, in questo quartierino che il lieto sole di primavera riscaldava, conquistando Piazza di Spagna dal bigio palazzo di Propaganda Fide sino al biondo palazzo dello Albergo di Londra, innanzi al caminetto dove sempre scoppiettava e divampava un fuoco di legna secca, Francesco Sangiorgio aspettava donn’Angelica. Quando l’arredamento fu finito, egli ricominciò a insistere con lei, dovunque la trovava per un minuto solo, in casa, al teatro, alla tribuna di un diplomatico, fra due porte, in un corridoio, sulla so-