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La Conquista di Roma 399

rosa bianca sino al tetro color vinoso, erano ammucchiati in un angolo: se ne poteva formare un sedile, un letto, un trono.

La stanza da letto dava pure su Piazza di Spagna, ma con due balconi: per smorzare la soverchia luminosità, oltre le tende e le cortine, tutta la stanza era parata di velluto azzurro cupo, ricamato a larghe striscie di seta bianca e di argento. Ma non vi era letto, sembrava piuttosto un altro salotto, più cupo, più severo, senza tanti ornamenti: vi era un basso e largo divano, senza spalliera, su cui era stata buttata una grande coltre di velluto azzurro, ricamata d’argento, con una cifra in mezzo, un’audacia del tappezziere, un’A lunga e sottile. Sopra vi proiettava la sua ombra una tenda azzurro cupo, tutta stellata, come il firmamento: una tenda che formava un triangolo strano, rialzato da cordoni e da fiocchi d’argento. Rallegravano quella tetraggine uno scrigno di legno di rosa, due o tre di quei mobili piccolini e civettuoli che la Pompadour amava.

In un vaso alto del Giappone, un vaso dove un uomo si poteva nascondere, una musa paradisiaca allargava le sue foglie doviziose, dalla