l’Arco Oscuro ella aveva incontrato l’onorevole Giustini, quel toscano tanto maligno, mezzo gobbo, mezzo sciancato, che trascinava intorno la sua noia cinica e la sua salute distrutta. Sì, ella era passata in coupè, rapidamente, ma Giustini l’aveva perfettamente riconosciuta, le aveva fatto un grande saluto a fondo di meraviglia, poi si era piantato sulla via, a seguire con l’occhio la carrozza che fuggiva. Ella tremava tutta: per poco non era tornata indietro, tanto la possedeva il terrore che quel cattivo di Giustini la seguisse, per curiosità maligna, per sapere. E si voltava, ogni tanto, spaurita, credendo che ogni villano che passava per Via Angelica fosse il gobbo deputato di Toscana, guardando Sangiorgio con certi occhi timidi e dolenti che lo desolavano; egli cercava invano di rassicurarla, di dirle che un uomo a piedi non segue mai una carrozza al trotto, che Giustini era là per caso, che, del resto, Via Flaminia era una passeggiata pubblica, dove non era da meravigliare nessuno se ci s’incontrava una signora in carrozza. Ma egli stesso era preso dal primo glaciale brivido di spavento, quello che colpisce gli amanti in piena sicurezza e turba tutta la purezza della loro gioia: cer-