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La Conquista di Roma 377

la seguiva, come stordito, senza osare di dirle altro, deciso a seguirla dovunque. Al pilastro di marmo dove l’aveva incontrato, ella si volse e gli tese la mano:

«Addio, amico.»

«No addio, no!»

«È tardi,» pronunziò quella voce amata e glaciale.

E Angelica si perdette nelle brume crepuscolari.

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Ora, da Piazza del Popolo a Piazza di Venezia, accendevano i moccoletti. Era una miriade di punti luminosi, di fiammelle erranti, per la via, sui poggiuoli, sui balconi, sui carri: e un volare di mazzettacci informi e infangati, un somare di lunghe ventole, un agitarsi di fazzoletti, di stracci, un saltare, un soffiare di bocche, tutti i mezzi, tutti gli scherzi, tutte le violenze, tutte le brutalità per spegnere il moccolo: e i gridi di resistenza e quelli di attacco e la gran voce umana ripercossa:

— Moccoli, moccoli, moccoli!

Fra tanta luce, fra tanto schiamazzo, fra tanto baccano d’allegrezza, andava urtato, sballottato,

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