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La Conquista di Roma | 357 |
ma non rannicchiata, non raggomitolata, con quella bella compostezza di forme e di pose che era la sua grazia, ella pareva si riposasse, senza troppo abbandono e senza troppa rigidità. Non dormiva, no, tenendo gli occhioni scuri spalancati e rivolgendoli, tratto tratto, quietamente, su colui che l’amava, — ma tutte le linee del volto si erano quasi ammollite, arrotondate nel riposo.
Come i fanciulli, come certe donne che riprendono la infantilità, dormendo, il cui volto si ringiovanisce, si addolcisce, ridiventa ingenuo e bonario, ella aveva, in quel momento di calma, l’aria di una fanciulletta, di un’adolescente creatura ingenua. Era scomparsa l’apparenza di donna vestita con la pompa di un ballo: il mantello pareva il vestito di una educanda, un vestito morbido e candido, senza forma, castissimo, un manto verginale: e lo scintillìo dei brillanti nei capelli neri, sulla mano piccola, pareva raggio di luce, non ricchezza fulgida di gioielli. Ella era ridiventata giovanetta, in una pura essenza spirituale di bellezza e di grazia, in un riposo che era anche un rinascimento.
Niuna fiamma si accendeva nei begli occhi pieni di ombra e pieni di pace; nessun sorriso