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352 La Conquista di Roma

donna di Roma, seduta in una poltrona, avendo intorno l’on. Melillo, l’on. Marchetti, l’on. di Sangarzìa, sorbiva un gelato, col suo contegno buono e placido di Dea; la baronessa Noir, piccolina, sottile, dall’abito di azzurro giapponese, dai magnifici giojelli, turchesi grosse circondate di brillanti, si batteva il ventaglio sulle dita, nervosamente, ascoltando una discussione fra il ministro d’Italia a Bruxelles e il ministro d’Italia a Bucarest.

«Non voglio nulla, non voglio nulla,» mormorò ella a Sangiorgio che la portava verso la tavola imbandita.

Cercava di dominare, a poco a poco, il suo turbamento. Parlò un minuto con la signora Gasperini, la moglie del segretario, cercando di riprendere la sua serenità; ma non vi riesciva che a metà. Un’agitazione restava ancora al fondo di quell’anima.

«Vorreste andar via?» le domandò Sangiorgio.

«Oh sì!» esclamò lei con uno slancio.

Si rimisero a cercare don Silvio di nuovo, attraversarono di nuovo la sala rossa, il salone azzurro, il salone da ballo, il corridoio delle statue dove ella rabbrividì dal freddo, con un tremito