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346 La Conquista di Roma


— Quella è donna Lidia, donna Lidia, la regina parla con donna Lidia, — si susurrava nella folla delle signore e fra i giovanotti bene informati. Il colloquio durava da cinque minuti, e, per una invincibile attrazione, tutti gli occhi delle signore che aspettavano, erano fissati su donna Lidia e sulla sovrana, di cui si misuravano i movimenti: sarebbe andata a destra o a sinistra, alzandosi, uscendo da quel vano di balcone? Nel salone era una passeggiata di tutte le coppie che avevano ballata la quadriglia; gli impegni per la polka si prendevano, dei giovanotti scrivevano, con la matita, nei taccuini delle ragazze; le signore straniere, anziane, mature o vecchie, rimanevano sulle ultime panchette di velluto rosso, con la loro aria corretta di persone che si annoiano volontariamente, coperte di gioielli e di merletti ricchissimi, col capo piumato.

Quelle che già avevano avuto l’onore della parola reale, circolavano, tutte rosee, sorridenti, soddisfatte, con una lucentezza di felicità negli occhi, ripetendo l’una all’altra il motto amabile ricevuto; e non si curavano più di altro, non badavano più alle altre, che aspettavano ancora, celando l’impazienza. Il re discorreva con la forte