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La Conquista di Roma 345


Egli non capì subito, non aveva guardato attorno, concentrato solo in colei che era l’amor suo, non aveva sentito intorno a sè la febbre di quella grande ambizione femminile. Ma intese che qualche cosa di importante, di supremo in quella festa tutta muliebre andava accadendo: intese la profonda preoccupazione di quelle donne che avevano scordato tutto, financo di essere belle. Nel centro della sala era grande il movimento pel ballo: e la folla degli uomini era diminuita, dirigendosi verso i salotti, verso le stanze da fumo, verso il buffet.

Qui, sulla destra, era sempre grosso, sempre fitto fitto il gruppo delle donne che aspettavano, desiose, a cui altre si venivano ad aggiungere, credendo che il loro turno fosse venuto, incapaci di girare, avendo il cuore e la mente e l’attenzione là, in quel lato del salone.

La regina seduta quasi nel vano di un balcone, lasciando vedere solo lo strascico e il fermaglio del monile sulla nuca, s’intratteneva con donna Lidia, la moglie del presidente del consiglio, la piccola, buona e amabile signora che usciva dalla modestia della famiglia, solo in qualche festa ufficiale.

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