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328 | La Conquista di Roma |
gelica? In quali onde di profumo si annegava la sua persona?
Passava l’ora e niente nella casa si moveva, che fosse appartenuto alla lietezza di un ballo: essa serbava il suo aspetto confuso, il suo batter di porte, il suo discorrere ora concitato, ora sommesso, il suo andirivieni di carte scritte e stampate, il suo aspetto di piazza, di Borsa, di casa politica dove viene ad approdare ogni intrigo, ogni falsità, ogni imbroglio. Forse, di là, nel santuario, la bellezza giovanile di donn’Angelica si manifestava nella piccola febbre femminile che precede il ballo, mettendo nella sua camera il disordine inebbriante delle biancherie sparse, delle calze di seta che sgorgano dai cassetti aperti, delle boccette sturate, dei busti che trascinano sul tappeto: ma questa confusione muliebre, questo scombussolamento inebbriante che innamora un marito o un amante più profondamente che mai, si ignorava.
Francesco Sangiorgio sentiva, sì, attraverso le tre o quattro porte che lo dividevano dalla donna che amava, sentiva questo fascino novello, tutto umano, che lo dominava in modo diverso, che s’indirizzava all’uomo; sentiva il contrasto fra