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320 | La Conquista di Roma |
nel dolce paese, nel mare, nella collina, fra la gente che amiamo: — la politica, idea, chi la rappresenta?»
«Gli uomini politici,» mormorò lui, dopo aver esitato.
«Ah sì!» fece lei, come pocanzi aveva esclamato suo marito, con una indifferenza disdegnosa.
«Anche quelli li odia?»
«Li compatisco.»
Egli non ebbe un impeto di ribellione, ma una impressione dolorosa gli si rivelò sulla faccia.
«Li vengo a guardare, ogni tanto: li guardi anche lei, onorevole. Che facce scarne, consumate, gialle di bile, verdi d’invidia! Che facce grasse e flosce, pallide e malaticce! Che stanchezze precoci in certi corpi, che movimenti nevrotici in certi altri! Sembrano tutti ammalati di una medesima infermità, un morbo fatale che li corrode o li gonfia. Così, forse, debbono essere i giocatori, nelle bische.»
«Almeno, è una grande passione,» soggiunse lui, timidamente.
«Grande? Forse. Lo dicono: non lo credo. Quando essa è entrata in uno spirito, lo re-