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La Conquista di Roma | 295 |
cuore. Ella parlava al Signore, ora; le sue labbra si agitavano, chiedendogli la liberazione. Quanto era stato d’indefinito sin allora, si definiva: la liberazione. La liberazione di tutto quello che era stato, bene o male, felicità o infelicità. — Tutto, fuorchè questo, Signore: tutto, fuorchè quello che è stato, Signore misericordioso: tutto, fuorchè il tremendo passato, Signore pietoso. — La liberazione: e per Colui che giaceva nel sepolcro e di cui si celebravano i funebri, la liberazione era giunta, in cima al vertice glorioso dove egli era salito, — era giunta, chissà, forse gradita. E peso reale della corona, pondo di regno, responsabilità grave di leggi e di volontà regali, cumulo di pensieri, di cure, tutto, la liberazione era venuta a cancellare da quell’anima, quietandola nella pace suprema. — Come dorme il re, fatemi dormire. Signore di bontà, come avete liberato la forte anima del re, o Signore, liberate la debole anima mia. Sia pure la morte, la liberazione; fatemi morire e liberatemi, Signore!
In un momento supremo, la bella donna straziata tese le braccia al cielo, nella penombra; e