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264 La Conquista di Roma

lutarono profondamente i quattro deputati che passavano, accennando fra loro. In quanto al deputato Carusio, in Piazza Colonna, egli si buttò allo sportello, volle si fermasse, abbracciò e baciò Sangiorgio, gridando, tutto affannato, che correva dal presidente del consiglio a portargli il felice esito del duello.

Ma, nella Camera, la dimostrazione crebbe, crebbe sempre, intorno a Sangiorgio.

In verità, il presidente della Camera serbò, come sempre, il suo contegno corretto: ma vi fu nel sorriso con cui accolse Sangiorgio qualche cosa di cordiale, di amichevole, una specie di luce affettuosa.

L’onorevole Freitag, grande, grosso, dalla testa incassata nelle spalle, dondolandosi mastodonticamente nel nero corridoio, domandò al deputato meridionale, con la sua vocetta sottile:

«Alla faccia, nevvero?»

«Alla faccia.»

Gli altri non facevano che fermarsi, congratularsi vivamente, stringere la mano: tutti quanti chiedevano i particolari del duello; Scalìa, Castelforte, finanche Melillo, erano circondati; i tre assalti con la botta finale circolavano; i de-