Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
La Conquista di Roma | 261 |
«Oldofredi non se lo aspettava...» aggiunse Castelforte.
«Pareva che scherzasse, sul terreno,» osservò Sangiorgio.
«Oldofredi non scherza mai,» disse sentenziosamente Scalia. «Non bisogna credere alle sue pose. Al terzo assalto, ve lo assicuro io, cari colleghi, egli era furioso: è andato addosso a te, Sangiorgio, che pareva ti volesse spaccar la testa. Che colpo, santo diavolo!»
«Che colpo, perdio!» fece coro Castelforte.
E gli stessi discorsi di compiacenza ricominciavano sempre, un po’ monotoni, un po’ da trasognati, come proferiti da coloro che stanno sotto una grande impressione recente e ne rifanno la storia cento volte, cullandosi in quella stessa musica, incapaci di pensare ad altro. E tre o quattro volte fu rifatta la storia; l’onorevole Melillo, che aveva fatto colezione con l’onorevole Cermignani alle Colonne, un po’ preoccupato della sorte del collega basilisco, era venuto in su pel Corso, per vedere se incontrava la carrozza, e chiacchierando di politica, gridando, riscaldandosi, strillando, enumerando cifre e demolendo bilanci, avevano scorto nella