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La Conquista di Roma 255

spirito s’era fermato al fatto di cui egli era tanta parte.

Castelforte, con quella sua aria di capitano di cavalleria, guardò Sangiorgio, poi guardò Oldofredi, imperiosamente.

«Signori.....» disse con intonazione di cantilena.

La faccia di Sangiorgio, a cui era corso un violento impeto di sangue, si affissò in lui: Oldofredi sputò via l’anemone, e con un movimento elegante si scosse il paletot dalle spalle «Signori: a due gentiluomini come voi sarebbe ingiuria raccomandare di comportarsi con perfetta cavalleria. Vi rammento soltanto che dovete fermarvi immediatamente appena udrete la parola Alt! che non dovrete attaccare se non al comando: A voi! Andiamo.»

Diede un’occhiata a Lapucci, che gli rispose con un’altra occhiata; e comandò:

«In guardia.»

Oldofredi, con un movimento quasi insensibile avanzò la gamba destra, piegò ad un angolo il braccio e la sciabola, si appoggiò sulle gambe. Sangiorgio andò in guardia con un salto, stendendo il braccio destro e la sciabola in una linea