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La Conquista di Roma | 249 |
avanzava, quasi vuoto, sbalzellando e tentennando sui binari.
La carrozza passò davanti al gazometro, e piegò rapidamente nella svolta che conduce a villa Glori. Sotto l’Arco Oscuro, si cominciò a veder la campagna: i primi alberi si affacciarono al disopra delle mura.
Allora Sangiorgio, che sino a quel punto era rimasto in una specie di stordimento del pensiero e dell’anima, in una stanchezza spirituale e morale, si svegliò, ed ebbe un brivido. Castelforte aveva abbassato un cristallo, e l’aria frizzante entrava fischiando. E, come la via era tutta in salita, la carrozza camminava piano. Sangiorgio cominciò a rivivere e a pensare. Mano mano che si andava innanzi, tutta la sua forza nervosa si concentrava nei denti che di minuto in minuto più si serravano. Anche, aveva preso fra le dita un fiocco dello sportello e lo stringeva con crescente energia. Sotto gli occhi, gli era nato un tratto di rossore caldo che cominciava a spandersi in giù, irregolarmente. Ma come l’animazione aumentava, ogni potenza d’espansione scemava in lui: si andava lentamente rinchiudendo in sè stesso, in una specie di pro-
Serao — La Conquista di Roma | 16 |