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La Conquista di Roma 247

sato sopra un mobile, aveva la faccia un po’ pallida, ma era tranquillo; solamente a un lato della bocca, che tremolava lievemente, aveva una piccola animazione.

«Dove sono le sciabole?» domandò Castelforte.

«Eccole.»

Castelforte le trasse dal fodero, l’una dopo l’altra, toccò le punte, poi passò il dito sul taglio, le ripiegò, puntandole a terra, le provò più volte, tirando dei fendenti nell’aria.

«Avete una sciarpa, un fazzoletto di seta, per legare la sciabola?»

Sangiorgio aveva apparecchiato una sciarpa. Scalìa chiuse le sciabole nel sacco, che legò con la sciarpa: prese il guantone gittato sul canapè, guardò Castelforte:

«Andiamo?»

«Andiamo.»

Scesero la scala buia. Il cocchiere aperse lo sportello del landau, Scalìa gettò sopra uno dei sedili le sciabole e il guanto: poi in fretta entrarono tutti tre in carrozza. Passarono per Via Due Macelli, ove già il fioraio aveva esposto molta ricchezza di rose, ed entrarono in Piazza