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244 | La Conquista di Roma |
avvelena il cuore per la sua acredine: la buona lama va diritta al suo scopo, recide, nettamente, profondamente. La parola umana strazia: la lama quasi non fa dolore per la rapida precisione del suo colpo.
Sangiorgio, attratto invincibilmente dallo scintillìo del metallo, andò a sedersi sul divano e passò il dito sul taglio sottilissimo di una sciabola.
Che importavano più i padrini, i deputati, gli amici, i nemici, i giornalisti? Tutto il nodo dell’azione era concentrato adesso in quelle due armi: la catastrofe spettava ora a quel pezzo di acciaio bene temprato e bene affilato. La catastrofe? Che catastrofe? Egli si guardò attorno, come per cercare chi avesse pronunziato quella parola; ma era solo, le sciabole giacevano accanto a lui; il suo sguardo era concentrato su loro. Per altri la notte che procede un duello è notte di agitazione, di nervi, di andirivieni: gli altri hanno tutti una donna, a cui infondere del coraggio con la disinvoltura: un parente a cui scrivere una lettera, un amico a cui mandare un biglietto, un servo a cui raccomandare un servizio importante; gli altri hanno tutti non la