Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
La Conquista di Roma | 231 |
«È vero,» rispose l’altro, guardando la lista delle vivande.
«Primo duello?»
«Primo.»
«Avete mai fatto sala d’armi?»
«Un poco.»
«È un’imprudenza, Oldofredi è fortissimo.»
«Un duello, un duello!... chi si batte?» esclamò il grosso Paulo, finendo di dar dell’asino al suo amico Berna, che gli dava dell’imbecille.
«Qui, l’onorevole Sangiorgio, con Oldofredi,» spiegò Correr.
«Bell’avversario, perdio! È mancino, Oldofredi: bisogna che Ella ci pensi, onorevole Sangiorgio.»
«Non lo sapevo: ci penserò.»
«E i padrini, chi sono i padrini?» domandò l’enorme Paulo, il colosso, il molosso, che qualunque duello inebbriava.
«Il conte di Castelforte e Rosolino Scalìa: li aspetto a pranzo,» disse cortesemente Sangiorgio.
«Benissimo, buona scelta, sono padrini poco arrendevoli, non vi riconcilieranno sul terreno.»