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marchigiano, che appariva ad esse come un campione formidabile contro i pericoli del peccato.

«Avete visto, per caso, l’amico Bomba, onorevole Sangiorgio?» chiese Oldofredi, fermandosi innanzi allo scrivente.

«Io? No,» rispose l’altro, seccamente alzando il capo.

«Dove si sarà ficcato? Nell’aula non ci è: parla quell’asino di Borgonero, sopra non so quali sciocchezze. Ho cercato l’amico Bomba dappertutto: non può essere che qui, in compagnia di quell’imbecille di Giordano Bruno. Ci credete voi, Sangiorgio, all’esistenza di Giordano Bruno?»

«Io? Sì,» fece l’altro seccamente.

Sangiorgio guardava Oldofredi, fisso, con una freddezza di sguardo che avrebbe fatto tacere un chiacchierone meno vanitosamente distratto, ma quell’altro passeggiava, guardava in aria, aveva accesa un’altra sigaretta, dimenava quel suo lungo e antipatico corpo dinoccolato, empiendo di rumore quella cheta stanza da studio. Di già, dalla stanzetta accanto, a destra, l’onorevole Gasperini, il toscano dalla barba bianca, dal sorriso arguto e dagli occhi fini dietro gli occhiali, si era af-