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220 La Conquista di Roma


«Lo spero bene.»

«Infatti, egli non dice mai bene delle persone mediocri. Tu diventerai un grand’uomo politico, Franz.»

«Oh, ci vuol molto tempo,» rispose lui tranquillamente, annotando certe cifre sopra un pezzo di carta.

«Sono venuti Gallenga e Oldofredi, che mi fa molto la corte.»

«Ha ragione, Oldofredi,» mormorò lui, con galanteria.

Ella sorrise e scomparve nella camera. Era così fredda e brutta, che per un momento ristette, come disgustata. Guardava gli arabeschi di lana del piumino, che la serva aveva gonfiato a furia di manate; ma la grande macchia d’olio della poltrona di lana azzurra le fece voltare il capo; il suo istinto femminile la faceva soffrire di quella macchia. E girò per la stanza, cercando un oggetto introvabile: sul canterale non vi erano che due candelieri senza candele, una spazzola pei vestiti, nulla di quello che ella desiderava: sulla toletta, solo i pettini e una bottiglina di acqua di Felsina, dimezzata. Una nudità, una miseria da anacoreta. Finalmente, giunta presso