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La Conquista di Roma | 209 |
redingotes severe, vi era una fila di commendatori, calvi, taciturni, usciti alle quattro e mezzo dalla Corte dei Conti, dagli uffici di finanza, dagli altri ministeri: ma conservavano la glacialità statuaria dei temperamenti burocratici, la lunga pazienza, l’aspettazione incalcolabile, strabocchevole, con cui passano da un grado all’altro, e arrivano a fare quarant’anni di servizio: quel ricevimento era per loro una frazione infinitesimale dei quarant’anni di servizio. Un respiro di sollievo corse per la sala: la dolorosa romanza era finita, e la cantante riceveva i complimenti di donna Luisa Catalani, sorridendo nella faccia di luna piena. La padrona di casa scappò subito fuori: vi erano sette od otto signore nel salottino.
«Che vi è stato alla Camera?» chiese ella alla bionda e pallida figlia di un ministro, che era arrivata allora.
«Molto caldo: non so come i nostri uomini non vi si ammalino,» e tirò fuori il ventaglio, per originalità.
«Sangiorgio ha parlato bene», mormorò la signora Giroux, una piccola dama dai capelli bian-