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208 | La Conquista di Roma |
cappello nero, ricco di papaveri. «Una seduta interessante.»
«E non esserci stata!» esclamò la signora Gallenga, «che sfortuna! Ha poi parlato Sangiorgio?»
«Sì, sì.....
Ma un zittìo corse per la sala. Una robustissima signora, dal seno prepotente, stretto in una corazza di raso rosso, dalla faccia larga e bonaria, cantava una straziante romanza di Tosti: ella aveva sbottonata la sua pelliccia, arrovesciandola sugli omeri e con le mani nel manicotto, la veletta del cappello abbassata sugli occhi, serena, senza che una linea del suo volto si movesse, ella seguitava a lamentarsi nella musica del maestro abruzzese. Donna Luisa, ritta in mezzo al salone, fra le cinquanta signore sedute, ascoltava con l’attenzione cortese della padrona di casa: ma una leggiera inquietudine l’assaliva, ella sentiva che nei due salotti attigui vi era gente, delle signore che aspettavano per entrare. Era il ricevimento più importante della stagione, nel salone vi era una calma di serra e il lieve odore zuccherino, dolcissimo, dei posti dove sono molte donne. Veramente, lungo il muro, in piedi, chiusi nelle