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La Conquista di Roma 207

come se ve ne fossero dieci, di donne Luise, e non una.

«Che fatica questi ricevimenti!» disse languidamente la contessa Schwarz, una donna magrissima, dal volto livido, dai capelli arruffati, che imitava, per forza, Sarah Bernhardt. Sprofondata in una poltroncina soffice, rannicchiata nelle pellicce come un uccello ammalato e freddoloso, ella muoveva solo le labbra per sorbire la sua tazza di thè.

«Donna Luisa non si stanca: è di ferro,» mormorò la Gallenga, segretariessa generale delle finanze, tossichiando un poco, spianando le sopracciglia arcuatissime, cinesi. «Io, non ci reggerei, sono felice che i miei ricevimenti sieno familiari. É stata alla Camera, oggi, contessa?»

«Io non ci vado mai.»

E la svelta piemontese intese l’errore della sua domanda. Il conte Schwarz era riuscito a diventare consigliere provinciale, ma deputato mai.

«Ci sono stata io,» intervenne la signora Mattei, la moglie di un altro segretario generale, una toscana bruna come un acino di pepe, dagli occhi di fuoco, dalla chiacchiera rapida, dal