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196 La Conquista di Roma


E uscirono fuori ambedue: il domino nero dai garofani aveva appena voltato il capo.

«Nerola, il principe, vi cerca, onorevole Sangarzia.»

«Oh! caro Sangiorgio, Nerola e voi non potevate rendermi miglior servigio: non sapeva come andar via di qui. E dov’è il principe?»

«In prima fila, dalla contessa di Genzano.»

«Andiamoci, andiamoci subito.»

Egli rientrò nel palco, s’infilò la pelliccia sulla marsina, salutò la signora e i due colleghi, discese con Sangiorgio.

«Che gran servigio mi avete reso! La signora si seccava, forse voleva ballare! Venite dalla contessa?»

«Non la conosco.»

In questo, da un palco di prima fila, una figura femminile, stranamente avvolta in stoffa turca, col capo e la faccia nascosti da un fitto velo bianco, uscì.

«Vieni con me,» disse con la sua sottile voce a Sangiorgio.

«È inutile augurarvi buona fortuna, collega,» mormorò Sangarzia, licenziandosi.

«Vieni con me,» ripetette ancora la donna,