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188 La Conquista di Roma

setto giovanile e un vestito semplicissimo, l’aria candida: il marito, biondo, con gli occhi socchiusi, molto indolente. La contessa Lapucci rideva forte, la marchesa di Santa Maria sorrideva: il conte Lapucci guardava la folla, silenzioso, coi due pollici ficcati nei taschini della sottoveste, il marchese di Santa Maria chiacchierava sbadatamante con l’onorevole Melillo, la testa forte finanziaria della Basilicata, il cuore troppo debole con le donne, un celibato ostinato che lo rendeva interessante a tutte le ragazze, di cui egli non si curava. L’onorevole Melillo rispose con un gran saluto e un cenno protettore della mano al saluto di Francesco Sangiorgio, e costui s’accorse che, per un momento, nel palco si parlava di lui: l’onorevole Melillo diceva forse delle belle speranze che dava il suo compatriota.

Nel palco presso la porta, la segretariessa generale delle finanze era arrivata, venendo da un circolo serale del Quirinale: la piemontese magra e svelta, con un viso pallido e interessante d’inferma, era scollata e carica di gemme, tossiva spesso, portava la pezzuola alle labbra un po’ vive, si rialzava i lunghi guanti di camoscio